mercoledì 30 marzo 2011

Appello ai Liberi e Forti



A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. E mentre i rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le enrgie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della "Società delle Nazioni".
E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.
Perciò sosteniamo il programma politico-morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola angusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l'avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffatrici dei forti.
Al migliore avvenire della nostra Italia - sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano - che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldta la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d'entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi.
Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.
Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agl'individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche.
Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività, che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie, che debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica e attingere dall'anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all'autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.
Le necessarie e urgenti rifrome nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici, mentre l'incremento delle forze economiche del Paese, l'aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l'analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopo-guerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.
Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici.
A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl'interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l'adesione al nostro Programma.
   
                                                Don Luigi Sturzo Roma, lì 18 gennaio 1919

martedì 29 marzo 2011

A che è servito il terremoto? Ad "Essere" Giapponesi



Una bellisima email mandata dalle zone del terremoto a Coscienze in rete:

Ciao amici cari, prima di tutto voglio ringraziarvi molto per la vostra preoccupazione per me. Sono molto toccata. Vorrei anche chiedere scusa per questo messaggio generico a tutti voi. Ma mi sembra il modo migliore in questo momento per farvi arrivare il mio messaggio.
Le cose qui a Sendai sono piuttosto surreali. Ma sono molto fortunata ad avere amici meravigliosi che mi stanno aiutando molto. Poiché la mia baracca è oramai sempre più degna di questo nome, io ora sto a casa di amici. Condividiamo l'acqua, il cibo e una stufa a cherosene. Dormiamo in fila in una stanza, mangiamo a lume di candela, raccontiamo storie. E 'caldo, accogliente e bello.
Durante il giorno ci aiutiamo a vicenda a pulire il disordine nelle nostre case. Fuori vedi persone sedute nelle loro auto, che guardano le notizie sugli schermi, e altre in fila per prendere acqua potabile quando una fontana viene aperta. Se qualcuno ha l'acqua corrente in casa loro, mette fuori un cartello così la gente può andare a riempire le loro brocche e i secchi.
Assolutamente stupefacente dove sono io non ci sono stati saccheggi, nessuno spinge nelle fila. Le persone  lasciano la propria porta d'ingresso aperta, è più sicuro quando viene il terremoto. La gente continua a dire: "Oh, è come ai vecchi tempi, quando tutti si aiutavano l'un l'altro".
I terremoti continuano ad arrivare. La notte scorsa hanno colpito circa ogni 15 minuti. Le sirene sono costanti e gli elicotteri passano spesso sopra di noi.
La scorsa notte abbiamo avuto l'acqua per qualche ora nelle nostre case, e ora l’abbiamo per metà giornata. Questo pomeriggio c’era l’elettricità. Il Gas ancora no. Ma tutto questo varia da zona a zona. Alcune persone hanno queste cose, altri no. Non ci laviamo da giorni. Ci sentiamo sporchi, ma ci sono preoccupazioni più importanti  per noi ora. Amo questo pelare via il non-essenziale. Vivere pienamente a livello di istinto, di intuizione, di prendersi cura l’uno dell’altro, di ciò che è necessario per la sopravvivenza, non solo per me, ma per tutto il gruppo.
Ci sono strani universi paralleli che si possono osservare. In alcuni luoghi c’è confusione, e poi vedi una casa con il bucato appeso al sole. Persone in fila per l'acqua e il cibo, e altre persone a passeggio i loro cani.  E tutto accade allo stesso tempo.
Altri tocchi inattesi di bellezza sono in primo luogo, il silenzio della notte. Nessuna auto. Nessuno per le strade. E il cielo di notte  disseminato di stelle. Di solito ne potevo vedere circa due o tre, ma ora il cielo è pieno. Le montagne a Sendai sono solide e con l'aria frizzante si può vedere la loro sagoma che si staglia contro il cielo, è magnifico.
E i giapponesi sono così meravigliosi. Ogni giorno torno alla mia capanna per controllare, e anche adesso  per inviare questa e-mail perchè l'elettricità è attiva, e trovo cibo e acqua che qualcuno ha lasciato sulla porta d’entrata. Non ho idea chi l’abbia fatto, ma è lì. I vecchi con i cappelli verdi vanno di porta in porta per controllare e vedere se tutto è OK. La gente parla a completi sconosciuti chiedendo loro se hanno bisogno di aiuto. Non vedo segni di paura. Rassegnazione, sì, ma paura o panico, no.
Ci dicono che possiamo aspettarci scosse di assestamento, e anche altri terremoti importanti, per un altro mese o più. E ci sono sempre tremori costanti,  scosse, rombii. Sono fortunata che vivo in una parte di Sendai, che è un po'elevata, un po' più solida rispetto ad altre parti. Quindi, questa zona è meglio di altre.
Ieri sera il marito della mia amica è venuto dalla campagna, portando cibo e acqua. Un’altra benedizione.
In qualche modo in questo momento mi rendo conto  per esperienza diretta che c’è un enorme passo cosmico evolutivo che si sta verificando in tutto il mondo proprio in questo momento. E in qualche modo mentre faccio esperienza degli eventi che stanno succedendo ora in Giappone, posso sentire il mio cuore che si apre in modo ampio. 
Mio fratello mi ha chiesto se mi sentivo così piccola a causa di tutto ciò che sta accadendo. Ma non è così. Piuttosto, mi sento come parte di qualcosa che sta accadendo e che è molto più grande di me. Questa ondata di “dolore da parto” (in tutto il mondo) è difficile, eppure magnifica.
                                                                                        con amore, Anna

Le ondate migratorie



Uno striscione con volti sorridenti e mani forti a sorreggerlo campeggia nel Villaggio della Solidarietà a Mineo (CT); c’è il simbolo de La Destra, con il pugno che stringe la fiamma ed una scritta in blu (con l’involontaria ironia di ricordare il colore del Mediterraneo protagonista dei recenti accadimenti) che comunica il pensiero di dirigenti e militanti: “Clandestini? No, grazie!”. E’ solo l’interpretazione di un pensiero ed un sentire diffuso in quelle zone, che sta allargandosi anche a territori storicamente ospitali come Lampedusa.Nonostante le rassicurazioni del Ministro Maroni la situazione è al collasso. Il rapporto fra la popolazione e gli immigrati è di 1:1 (con gli sbarchi di stanotte è aumentato nei confronti dei secondi) e le stime sull’ondata migratoria non sono ottimistiche. Non va dimenticato che le migliaia di immigrati giunti sono prevalentemente tunisini, figli della rivoluzione che ha portato alla fuga di Ben Alì. Ciò significa che c’è da attendersi un massiccio flusso migratorio, visto che il Nord-Africa sta iniziando il grande processo di lotta per la libertà e l’acquisizione dei diritti negati: Tunisia, Libia, Egitto, Siria e Yemen.
La giustificazione che questa sia un’emergenza senza precedenti non regge più: si tratta di una emergenza annunciata, alla quale l’Italia non è preparata. Oggi, all’evidente carenza politica e di organizzazione turistica si aggiunge l’inadeguatezza di un’Europa che si riscopre conservatrice ed unita solamente in nome di rapporti commerciali e della moneta unica. Lo si vede nella gestione della crisi libica, lo si vedrà quando si accorgeranno che Gheddafi non è un cliente facile dal quale ci si liberà sbrigativamente.
Ma la cosa che più preoccupa e sulla quale dobbiamo tenere alta l’attenzione, anche e soprattutto quando i riflettori della ribalta mediatica caleranno, è la condizione umanitaria drammatica dei rifugiati politici e degli immigrati clandestini. A Lampedusa, come era inevitabile che fosse, si è entrati nel vortice dell’emergenza igienico- sanitaria.
Un’ immagine colpisce particolarmente il cuore di chi oggi vede l’Isola maggiore delle Pelagie: le telecamere ed i fotografi hanno progressivamente smesso di avvalersi dei “primi piani”, che descrivevano nel i volti degli immigrati, per dedicarsi al “grandangolo”. Al dettaglio della figura umana si è passati ad un angolo di ripresa più ampio, per descrivere l’umanità nel complesso, stipati su una collinetta, in protesta contro le condizioni disumane di quello che sempre più si trasforma dal viaggio della speranza al “villaggio-lager”. 
Quell’umanità che noi oggi, abbiamo il dovere morale e civile di recuperare

lunedì 28 marzo 2011

Spes contra Spem




Domani vorrei svegliarmi, guardare mia figlia Sophia negli occhi e dirle: cara piccola mia, un giorno studierai la storia (cosa che non fanno in molti oggi) e devi sapere che tuo padre, mentre tutti inneggiavano alla guerra contro Gheddafi (o chi non lo faceva non prendeva parte, fregandosene come sempre) è stato fin dal principio contrario. Lo è stato quando il governo di centrosinistra decise l'interventismo nei Balcani, lo è stato quando massacrammo i civili in Iraq, quando giustiziammo, impiccandolo il 30 dicembre 2006 Saddamh Hussein, lo è stato quando ammazzammo i bambini Afghani per sconfiggere Osama Bin Laden ed il terrorismo di Al Quaeda.
Rimango convinto che la violenza generi violenza.
I bambini di cinque anni che oggi cadono sotto le bombe occidentali in nome della democrazia esportata, delle guerre sante e giuste, sono migliaia. Sono bimbi come te: come te giocavano, come te "rompevano le scatole" chiedendo perchè ad ogni affare di questo mondo, come è giusto che sia alla tua età, perchè avete voglia di conoscere, di imparare, di capire. Con i tuoi occhi oggi vorrei fare capire ai "signori della guerra”, che in nome dello sporco denaro vanno mietendo vittime, che quelli sono bambini come te!
Forse ha ragione il ministro La Russa quando dice a Gino Strada che il pacifismo è morto, che è rimasto solo, che farà fatica a riempire un teatro: altro che piazze.
Allora non ci resta che recuperare i microcosmi, la dimensione filiale delle idee. Iniziamo dalle nostre umili dimore, cominciamo coll’educare i nostri figli ad essere onesti e non furbi: goccia dopo goccia formeremo un grande mare.
Oggi simbolicamente abbiamo spento le luci per un’ora, aderendo all’Earth Hour: non abbiamo cambiato ne salvato in mondo, ma assieme, all'unisono, ci siamo sentiti parte di questa grande Madre Terra ed abbiamo lanciato un grande messaggio di Pace in questo momento di odio e guerre.
Per un’ora abbiamo tenuto in mano le candele, guardandoci negli occhi, raccontandoci cose che la frenesia del quotidiano e la velocità implacabile di questo mondo moderno non ci consente di fare ogni santo giorno.
Ora chiediamo di spegnere i cannoni, i carri armati e gli F16.
Chiediamo che si possa ritornare a dialogare da fratelli, rispettando il pensiero di tutti e, là dove non fosse possibile, accettare l’unico compromesso possibile: quello della Pace.
Dunque speranza: in piedi costruttori di Pace!
Spes contra spem, sperando contro ogni speranza!

mercoledì 23 marzo 2011

Il finto male minore



Politici e governanti degni di "Premio Oscar al Miglior Attore Protagonista" fingono di dolersi per ciò che accade in Libia (a parte il Cavaliere che si dice "dispiaciuto" per quanto sta accadendo a Gheddafi, con una o due "f"), fanno capire attraverso i media sapientemente pilotati che trattasi di azioni necessarie.
Dalla votazione della "Risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", all'attacco francese (i pois erano però di piombo e il cielo grigio di rame) sono passati pochi minuti. La via diplomatica è stata scartata a priori: quantomeno se un pretesto lo si voleva trovare, a parte il "cessate-il-fuoco", non c'era una terza via, ma 20.000 autostrade. Non hanno dato tempo ne all'ONU ne alla Lega Araba di inviare propri ispettori per iniziare delle trattative (non si tratta con Gheddafi, con una o due "f", ma in nome del suo popolo che non certo dal 17 marzo vede negati tutti i diritti possibili)
Esaminiamo per un momento il contenuto della "Risoluzione 1973":
  • istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili (giusto, ma occorreva più tempo, quello perso dai governi per decidere chi e perchè comandare le operazioni)
  • una NFZ sui cieli della Libia (La No-fly Zone è un escamotage ed il governo italiano si è chinato a conseganre alcuni "punti strategici" che facessero da base di partenza. Alcuni sono arrivati anche a rimpiangere Bettino Craxi e il suo impuntarsi contro gli americani)
  • autorizza tutti i mezzi necessari a proteggere i civili e le aree popolate da civili, ad esclusione di qualsiasi azione che comporti la presenza di una "forza occupante" (quali siano i "mezzi necessari" non è certo un mistero, visti i precedenti, con governi di centrosinistra a capo delle operazioni. L'esclusione di "qualsiasi zona che comporti la presenza di forze occupanti" è da intendersi come complementare alla No-fly zone, ed è stata correttamente suggerita da Barack Obama, che per questo ha litigato con l'interventista Hilay Clinton e probabilmente si è giocato la riconferma alla Casa Bianca)
  • rafforza l'embargo sulle armi e in particolare l'azione contro i mercenari, consentendo ispezioni forzate in "porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei" ; impone la proibizione di tutti i voli commerciali libici per fermare l’afflusso di denaro nelle casse del dittatore o l’arrivo di nuovi mercenari; impone il congelamento dei beni e delle proprietà delle autorità libiche e ribadisce che le attività di queste ultime dovrebbero essere indirizzate a beneficio del popolo libico; (queste mi paiono le uniche cose sensate)
A condimento la totale incapacità di Berlusconi, La Russa e Frattini di gestire delle operazioni così complicate. Il terreno perfetto per Monsieur Sarkozy, fiero rappresentante della destra peggiore che inperversa in tutta europa.

Infine tre domande sono necessarie:
  • perchè Angela Merkel (Germania), Dilma Rousseff (Brasile), Pratibha Patil (India), il governo Cinese e quello Russo non hanno votato la risoluzione? 
  • Perchè l'Italia ha venduto le armi ai libici, ha sostenuto un rapporto filiale e non commerciale con Gheddafi e perchè si è taciuto per 30 anni sui crimini commessi dal dittatore libico?  
  • Perchè simili risoluzioni, negli anni, non sono state adottate nei confronti di  Nigeria, Congo, Bahrein, Yemen, Cina o Cuba?






 

martedì 22 marzo 2011

l'infinita dignità giapponese

 

http://www.youtube.com/watch?v=PjjSsAKxSyU




Una mia amica mi faceva notare (io essere distratto dalla Luna più vicina alla terra) che il dramma giapponese ha mostrato il volto di una nazione dignitosa, forte della sua cultura e della sua intenzione di reagire, costi quel che costi, pur rispettandola,  al potere indomabile della natura. Così, in questi giorni concitati, tutti Sud-Europei (o NordAfricani che dir si voglia) ho iniziato a guardare con occhi differenti, gli sguardi nippotici (occhi negli occhi a mandorla).
Mi ha fortemente colpito la compostezza di una madre che cercava, dopo giorni di angoscia i suoi due figli dispersi dopo lo Tsunami. Non era un dolore minore, ma una sofferenza poco occidentale, poco spettacolare, di una donna di ottant'anni (che probabilmente aveva nel seno il ricordo primordiale di Hiroshima e Nakasaki)  col viso asciutto, speranzoso e fiero.
Mi ha emozionato la moglie e madre che portava il suo fligliolo di cinque anni (forse pensando al parto doloroso, ma nulla in paragone all'averlo inerme tra le braccia, senza respiro ne parola)...quelle lacrime erano distanti anni luce dal nostro modo di essere, di imprecare, di giustificarci, di essere irosi.
Mi ha commosso il loro Presidente, silenzioso e pensieroso, nel rispetto dei figli di una nazione sconvolta dalle macerie e delle radiazioni, ma con un viso fiero, come a dire: " Guardate la nostra bandiera: al centro abbiamo il cerchio della vita, rosso come il sangue dei nostri figli; ma non ci arrendiamo, risorgiamo, chè noi siamo gente speciale!"
E questo vostro essere speciali ci da forza, nonostante tutto.
La vostra dignità mi rende orgoglioso di appartenere a questa vasta umanità

venerdì 11 marzo 2011

Una bandiera su ogni balcone....





Il 17 Marzo prossimo ricorre il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Le tre bandiere raffigurate sul logo della manifestazione rappresentano un collegamento ideale tra le generazioni. Un pantheon di ricordi quindi, da difendere e custodire gelosamente.
Per questo il PD invita tutti i cittadini ad esporre sui propri balconi il nostro tricolore. Un’iniziativa dall’alto valore civile, per ricordare con un gesto semplice l’intera nostra storia, uomini ed accadimenti che hanno formato la nostra cultura, ci hanno consegnato un vasto sapere da fare nostro e ci spingono a fare quotidianamente il nostro dovere di cittadini per consegnare un’Italia migliore alle generazioni che verranno.
  
Il Partito Democratico di Pozzallo  

Manifestazione a Ragusa in difesa della Costituzione e della Scuola Pubblica


Come sapete domani è indetta la "Manifestazione Nazionale in difesa della Costituzione e della Scuola Pubblica".
Inutile dirvi quanto questo momento storico, che vede i popoli del Mediterraneo reagire ai diritti negati dal fronte dittatoriale, rappresenta un punto di svolta. Anche nel nostro Paese è in atto un assalto alla democrazia e alle istituzioni fondanti della Repubblica.
Per questo domani (e non solo) è fondamentale scendere in tutte le maggiori piazze italiane a dimostrare che anche i cittadini italiani hanno un senso civico e un amore per la democrazia e la libertà pari ai popoli nordafricani che stanno manifestando da mesi.
Domani alle 17, a Ragusa, è organizzato un corteo che partirà da P.zza Libertà e muoverà fino a P.zza San Giovanni.
Vi prego di girare l'invito ai vostri amici, nelle scuole, nei vostri condomini, ai vostri contatti.


Ps. si tratta di una manifestazione apartitica, senza bandiere, di gente libera ed onesta che ha a cuore il futuro del nostro Paese!