lunedì 17 ottobre 2011

Le grandi Storie (Nonsense)





Ci hanno sempre detto che esiste un limite oltre il quale è pericoloso andare. Guai ad oltrepassarlo!
Ci hanno dato la chiave dei segreti, consigliandoci però di tenere la porta ben chiusa e di non sbirciare. Com’è prevedibile quella porta non si può non spingere, quindi guardarvi dentro, anche se non ancora attentamente: ci manca il coraggio!
E fondamentalmente credo che avessero ragione: esiste un limite oltre il quale (forse) converrebbe non addentrarsi.
Ci sono camere nella nostra anima, inesplorate, paradisi impensabili, inferni fertili, storie perigliose… E' lì che nascono le grandi Storie
In quei luoghi (ed è lì che sta l’incanto) non puoi non conoscere te stesso; e questo ti costringe a non mentirti e, al ritorno, scoprire di non essere più l’Io che avevi creduto d’essere, che ti avevano imposto o che comunque ti eri costruito, in buona fede, per sopravvivere alla tentazione di andare in fondo, forse per paura di scoprire le verità….
E’ chiaro che da un viaggio di una portata così devastante, fatto di introspezione e forze centripete, non si risale(o riscende) mai come si era partiti.
Cambia il bagaglio, il conducente, cambiano le strutture del pensiero e l’approccio con chi, magari, potrebbe potere in minima parte condividere con te il vero io che è come una calamita e capta l’anima viandante che cerca in maniera disperata.
Per questo ci troviamo con mille visioni del mondo che contrastano con l’immagine che avevamo di esso.
Senza gli assilli delle luci di città, solo, libero di stare in silenzio ad ammirare l’Anima del mondo, di scrutare la serenità in ogni goccia di mare; corrono i minuti, senza tempo né spazio; solo il suono di un pianoforte scandisce dolcemente i movimenti degli sguardi; il corpo è immobile,  un riflesso meraviglioso della luna, appena visibile in prospettiva dal me seduto, sulla superficie calma d’un mare piatto, diviso da scogli talmente perfetti da sembrare sposi che si prestano all’altare.
E mentre la terra si accinge ad unirsi e giacere in una innata sacralità, il mare, in veste sacerdotale, invita la “Signora Pallida” a specchiarsi ancora e ancora.
 Siamo in due a contendere un suo sorriso? No! 
E’ talmente grande, magnificenza del creato, sorella ombrosa del gioioso e narciso sole, che ci bacia entrambi.
 E mi trovo una guancia arrossata ed una bagnata….
Sento ancora le note di quel piano; una donna mi pare di vedere assorta fra tasti bianchi e neri, dove l’acqua arriva bacia le caviglie, incurante degli sguardi, assorta dalla creatura che sta partorendo, senza dolore. E’ stupendo il modo in cui dieci dita riescano a creare così tanti suoni, pari quasi ai sette giorni della Genesi, preistoria dell’Amore.
In un gioco di neri e bianchi inizia a suonare, poi si ferma, si volta, osserva, sorride, si riassesta, ricomincia a creare, riguarda, divertita dalla follia dei voli pindarici.
Non sono le cose che vengono verso di noi, siamo noi che dobbiamo andare incontro ad esse: è così che nascono le storie più belle.
I protagonisti delle grandi storie avevano molte occasioni per tornare indietro e non l'hanno fatto, andavano avanti perchè erano aggrappati a qualcosa: per questo oggi le ricordiamo come grandi storie. 
E tutte quelle Storie erano baciate dalla Luna ed accompagnate da una grande colonna sonora…

lunedì 12 settembre 2011

Impegno e Politica


Le testate giornalistiche sono testimoni di quanto io non sia avvezzo ai soliti comunicati stampa dei politici.
Senza passione, asettici e sconnessi dalla realtà: dichiarazioni tutte uguali, un copia ed incolla continuo che non coinvolge più neanche gli addetti ai lavori.
Oggi la Politica ha bisogno di riscoprire il Pathos dell'impegno e la sua accezione originaria riferita alla Polis.
Sarà azzardato e ai soloni suonerà anche smielato: dobbiamo riprenderci gli spazi che con il tempo ci sono stati sottratti, i nostri bisogni non interpretati, le esigenze di un pensiero che sia veramente nuovo, fatto di parole che vadano al di là delle mere contese ideologiche, scommettendo sui talenti.
Esiste una sola possibilità per chi crede nei valori dell'impegno: non abbandonare e non lasciare agli altri il proprio futuro.
 
Ponte sullo Stretto, raddoppio della Ragusa Catania, Università, porti ed aereoporti, sprechi nella sanità...
Non ero ancora nato quando i nostri politici dicevano le stesse cose che dicono oggi.
Stessi volti, stesse promesse, mai nulla di realizzato. Nulla è cambiato, si sono solo autoconservati con l'ibernazione,  saldamente aggrappati alla loro poltrona. Andrebbero rottamati: naturalmente senza incentivi!!!
Per questo oggi la parola Politica ha assunto un significato distorto, un'accezione fortemente negativa: è sinonimo di casta,  di corruzione, di malgoverno, di inciucio, di attaccamento alla poltrone. E tutto ciò pare non essere l'eccezione, ma la regola.
Anche a costo di sfiorare il ridicolo noi continuiamo invece a dire che la Politica è bella e, se fatta con onestà, passione ed impegno può tornare ad essere il grande contenitore dei sogni della gente. 
 Per far questo occorrono cinque semplici cose:
1) Dimezzare il numero di Parlamentari e Consiglieri Regionali e dimezzarne l'indennità (ovvero le migliaia di euro di danari che percepiscono a nostre spese).
2) Eliminare il vitalizio (modo elegante per definire la pensione vita naturaldurante) ai consiglieri regionali. Facendo questo si risparmierebbe più del doppio dell'ultima manovra Tremonti.
3) Eliminare i consiglieri provinciali (i Sindaci diventano consiglieri a costo zero)
4) Un tetto di tre mandati, senza deroghe (giusto per non svernare in Parlamento), per i deputati nazionali e regionali.
5) Modifica della legge elettorale con ripristino del voto di preferenza.
 
 
Al passato: grazie! Al futuro: !”

venerdì 26 agosto 2011

Stay Hungry. Stay Foolish (“Siate affamati. Siate folli”)


Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull'unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E' cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all'ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?" Loro risposero: "Certamente". Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell'attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all'epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E' stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all'epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all'indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia è a proposito dell'amore e della perdita

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un'azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L'anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia è a proposto della morte

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione". Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta è "no" per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l'orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea della morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi "addio".

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell'analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l'intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po' più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E' l'agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c'era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E' stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E' stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E' stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell'ultima pagina del numero finale c'era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l'autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c'erano le parole: "Stay Hungry. Stay Foolish.", siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.

Stay Hungry. Stay Foolish.

martedì 16 agosto 2011

Gli eterni duelli italiani (o del "chissenefrega")



Mazzola-Rivera: mi raccontarono di Messico '70 (sarei nato undici anni dopo), ma non mi dissero che oltre la diatriba tutta "tipico-tifo-italiano", forse chi giganteggiava era Gigi Riva. Si persero nella penna di Gianni Brera, si confusero nel bianco e nero delle sostituzioni, non gli interessava vincere quel mondiale, gli importava soltanto vedere "colui-che-esce" e "colui-che-entra". Il Mondiale lo vinse il Brasile, ma fu la semifinale epica Italia-Germania Ovest a redere quell'altitudine assurda immortale. "Chissenefrega" di Mazzola o Rivera (due Signori comunque) solo un collettivo contro un altro!
Coppi-Bartali: come per ogni "svolta italiana" è stato il sedativo che ha permesso di addormentare al momento opportuno migliaia di italiani (oggi ci pensano Sky e Mediaset Premium). Quel che conta è il Giro del '52, con Fausto Coppi che passa la borraccia a Gino Bartali: "chissenefrega" chi lo vinse, quel gesto vale ogni impresa ciclistica!
Don Camillo-Peppone: dalla fantasia letteraria del Guareschi il "Prete Gigantesco ed il Sindaco Comunista" rappresentano lo spaccato social-politico del dopoguerra. "Chissenefrega" chi fosse nel torto: ci divertirono e ci entusiasmarono, comunisti e cattolici assieme ci liberarono dal fascismo.
Ce ne freghiamo però, al fin della Storia dello spessore degli uomini che fecero la nostra storia.
Se oggi i dualismi sono fra Vasco Rossi e Ligabue, fra Totti e Del Piero o fra Bersani e Berlusconi, vuol dire solo una cosa: che siamo caduti molto in basso.
Per cui freghiamocene se continiamo a scavare!!!

lunedì 18 luglio 2011

Prepariamo la Città del futuro partendo dalle esigenze dei cittadini.



La Generazione 2.0, quella che vive il web e di internet conosce ogni meandro nascosto, non può essere ingannata.
La mia generazione non si lascia impallinare dai comunicati stampa, dalle promesse dei politici, ma si informa e confronta le fonti e per questo ha una concezione della "verità politica" scientifica, che vuole le prove e non le parole.
 Accade così per i furbi che si assentarono durante la votazione sullo "scudo fiscale", accade oggi per la manovra Tremonti o per la "questione abolizione delle province" che, dopo il caos parlamentare, affanna commissioni e aree tematiche del maggiore partito della sinistra italiana.
La Generazione 2.0 è quella che non si accontenta di subire, ma ha la voglia di partecipare e farsi sentire, di dire come la pensa, senza demagogia.
Accade così che pubblico un post su Facebook sulla mia volontà di chiedere una pedonalizzazione studiata ma concreta, che veda protagoniste le famiglie e non gli automobilisti, l'introito dei commercianti e non la volontà dei politici di lucrare sui parcheggi a pagamento.
E ricevo molti commenti e messaggi di chi sposa la causa, di chi pone dei problemi di viabilità e di chi è contrario.
E questo si verifica per ogni argomento che può coinvolgere gli abitanti di una piccola cittadina rivierasca, che magari non interesseranno i soloni e gli strateghi della politica, ma di fatto costituiscono l'ossatura determinante della volontà di chi vive le Città.
Quando si dice la democrazia partecipata...
La mia sarà una fissazione, ma dobbiamo pedonalizzare il Corso: almeno nei tre mesi estivi.
Vedere le famiglie che passeggiano "anchilosate" nei marciapiedi non mi pare sintomo di vocazione turistica, di progresso o civiltà.
Le Piazze ritornino a fare il loro mestiere di luogo di incontro e condivisione.    
Ed occorrono piste ciclabili e luoghi in cui i nostri bambini possano liberamente rincorrersi senza il pericolo di attraversare le strade.
La Città cambia camminando e pedalando; la Città cambia se si basa sul verde che abbiamo a disposizione per poter liberamente manifestare i nostri bisogni e le nostre esigenze.
Il nostro programma politico venga dai quartieri e non da commissioni chiuse in stanze vuote e senza referenti che coinvolgono i pozzallesi.
Prepariamo la Pozzallo del futuro partendo dalle esigenze dei cittadini e coinvolgiamoli direttamente.

“Al passato: grazie! Al futuro: sì!”                     
                                                                             

martedì 12 luglio 2011

Mi dimetto da Segretario del Partito Democratico(al “Al passato: grazie! Al futuro: sì!”)

 
Con il presente comunicato rendo pubbliche le mie dimissioni dalla carica di Segretario del Partito Democratico di Pozzallo. 

Questa decisione è definitiva ed irrevocabile, frutto di un periodo di riflessione sulla politica del mio Partito, in tutti i livelli in cui esso è rappresentato.

Originariamente avevo giustificato le mie dimissioni con i soliti"motivi di lavoro", come molte volte è prassi fare in questi casi; ma mentire sulle reali motivazioni delle mie dimissioni sarebbe stata una ipocrisia e una mancanza di rispetto nei confronti dell'Assemblea degli iscritti  e del Direttivo che ho rappresentato. La Politica è correttezza ed onestà, anche nei momenti più difficili.

Mi dimetto senza sbattere la porta, senza astio, senza polemizzare con alcuno, come è nel mio stile, cosa parecchio difficile per chi ha guidato il Partito Democratico per quattro anni, coinvolgendo appieno la generazione under 30 e facendolo divenire il primo Partito politico di Pozzallo (mi si permetta questo piccolo passaggio di orgoglio personale) e che adesso vede puntare su risorse provenienti da altre esperienze, che noi abbiamo sempre avversato per storia, valori etici e soprattutto per la gestione clientelare della Cosa Pubblica.

Questa è l'occasione di guardarsi negli occhi ed aprire, come mai prima, una grande discussione politica, ricca di contenuti e di speranza nel futuro; ho sempre cercato di dire (in ultimo la mia lettera della scorsa settimana indirizzata ai miei concittadini) che la politica è a favore di un'idea e di un sogno alto e mai contro qualcuno.

Siamo un Partito riformista, non giustizialista: i riformisti, quelli che sanno che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro. Quelli che cambiano il mondo grazie al buon senso, senza tagliare teste.

E' il momento di uscire allo scoperto, è il momento in cui ognuno indichi l'opinione che ha sul futuro della nostra Città.

Lo faccio per lanciare un segnale forte , prendendomi le responsabilità di tutto ciò che il Partito Democratico della mia Città ha prodotto in questi anni (nel bene e nel male), come è nel mio stile e come ho sempre fatto dalla fondazione del PD ad oggi.

Lascio chiedendo scusa e senza addossare la colpa ad altri: ho una responsabilità pesante sulle spalle, quella di chi proviene dalla società civile e vive la politica con il cuore, con la passione e con la libertà di giudizio critico, di chi deve rendere conto alla gente, di chi non accetta strategie e tatticismi e che forse ingenuamente ha creduto di poter riformare un sistema di potere che non si lascia scalfire.

E lasciare l'incarico non significa arrendersi, anzi: significa continuare a lottare da una posizione di "non-privilegio"; significa andare avanti, continuando a credere nei valori di legalità, del lavoro, della cultura, della partecipazione femminile e dell'ambiente che la nostra base, prim'ancora di noi, ha reso propri.

La Politica è un obbligo civile ed una stupenda occasione di riscatto, la più alta forma democratica per dare voce ai sogni della gente: perchè i politici (quelli veri!) rimangono i depositari dei sogni delle persone!

Lascio però avendoci provato con tutte le mie forze, con tutto me stesso, esprimendo un sentito grazie alle tante persone che, in questi giorni, mi hanno scritto o telefonato, dimostrandomi stima ed affetto.

Il nostro è stato un grande sogno e continuerà ad essere tale: quello del popolo delle primarie, quello del Partito che avevo preso esploso dalle contraddizioni interne e che ho creduto potesse ripartire dai giovani e che ai giovani ha dato voce.

Sono sicuro (e ne approfitto per fargli i migliori auguri), che il prossimo Segretario del Circolo del PD di Pozzallo sarà una figura giovane e nuova, e che meglio del sottoscritto saprà traghettare il PD alle prossime elezioni amministrative.

Annuncio la mia adesione al gruppo dei cosiddetti "rottamatori", che dalla Stazione Leopolda di Firenze ha iniziato un nuovo percorso, giovane e concreto, che può rilanciare dal basso l'azione politica del Partito Democratico.
E' il tempo del coraggio delle Idee e degli Ideali, è il tempo di sognare una Pozzallo migliore, foss'anche l'ultima cosa che faremo: “Al passato: grazie! Al futuro: sì!”                                                                                                                                                                                                                                                                       
 

martedì 5 luglio 2011

Predicare bene ed avere le travi negli occhi (Io sto con Concita De Gregorio)



Concita De Gregorio non è più il Direttore de l'Unità!
Dopo aver preso un giornale in fallimento, che compravano solo "alcuni audaci"  e solo per tenerla in tasca ed averlo reso nuovamente "leggibile"; dopo essere stata la diretta (e direttora) protagonista della migliore (per quantità e qualità) manifestazione a coinvolgimento del gentil sesso, "Se non ora quando?, le è stato dato il benservito.
Era troppo dura e non abbracciava tutte le diverse anime del Partito Democratico, come se un Direttore dovesse essere necessariamente paragonato ai vari Sallusti, Belpietro o Feltri.
Predicare la libertà di stampa da un lato, rimanere ciechi per la trave nel proprio occhio dall'altra!
Alcuni boatos la danno come la candidata di Walter Veltroni (mica male).
Ci auguriamo solo che non sia il contentino per il classico ed elegante "fora dai ball" targato centrosinistra, come fu ai tempi di Sergio Cofferati.
Concita è una risorsa da preservare e su cui contare, per riprendersi spazi e consensi.
Ad majora Direttore

PS: è chiaro che non comprerò, da qui in avanti, un solo numero de l'Unità!