lunedì 17 ottobre 2011

Le grandi Storie (Nonsense)





Ci hanno sempre detto che esiste un limite oltre il quale è pericoloso andare. Guai ad oltrepassarlo!
Ci hanno dato la chiave dei segreti, consigliandoci però di tenere la porta ben chiusa e di non sbirciare. Com’è prevedibile quella porta non si può non spingere, quindi guardarvi dentro, anche se non ancora attentamente: ci manca il coraggio!
E fondamentalmente credo che avessero ragione: esiste un limite oltre il quale (forse) converrebbe non addentrarsi.
Ci sono camere nella nostra anima, inesplorate, paradisi impensabili, inferni fertili, storie perigliose… E' lì che nascono le grandi Storie
In quei luoghi (ed è lì che sta l’incanto) non puoi non conoscere te stesso; e questo ti costringe a non mentirti e, al ritorno, scoprire di non essere più l’Io che avevi creduto d’essere, che ti avevano imposto o che comunque ti eri costruito, in buona fede, per sopravvivere alla tentazione di andare in fondo, forse per paura di scoprire le verità….
E’ chiaro che da un viaggio di una portata così devastante, fatto di introspezione e forze centripete, non si risale(o riscende) mai come si era partiti.
Cambia il bagaglio, il conducente, cambiano le strutture del pensiero e l’approccio con chi, magari, potrebbe potere in minima parte condividere con te il vero io che è come una calamita e capta l’anima viandante che cerca in maniera disperata.
Per questo ci troviamo con mille visioni del mondo che contrastano con l’immagine che avevamo di esso.
Senza gli assilli delle luci di città, solo, libero di stare in silenzio ad ammirare l’Anima del mondo, di scrutare la serenità in ogni goccia di mare; corrono i minuti, senza tempo né spazio; solo il suono di un pianoforte scandisce dolcemente i movimenti degli sguardi; il corpo è immobile,  un riflesso meraviglioso della luna, appena visibile in prospettiva dal me seduto, sulla superficie calma d’un mare piatto, diviso da scogli talmente perfetti da sembrare sposi che si prestano all’altare.
E mentre la terra si accinge ad unirsi e giacere in una innata sacralità, il mare, in veste sacerdotale, invita la “Signora Pallida” a specchiarsi ancora e ancora.
 Siamo in due a contendere un suo sorriso? No! 
E’ talmente grande, magnificenza del creato, sorella ombrosa del gioioso e narciso sole, che ci bacia entrambi.
 E mi trovo una guancia arrossata ed una bagnata….
Sento ancora le note di quel piano; una donna mi pare di vedere assorta fra tasti bianchi e neri, dove l’acqua arriva bacia le caviglie, incurante degli sguardi, assorta dalla creatura che sta partorendo, senza dolore. E’ stupendo il modo in cui dieci dita riescano a creare così tanti suoni, pari quasi ai sette giorni della Genesi, preistoria dell’Amore.
In un gioco di neri e bianchi inizia a suonare, poi si ferma, si volta, osserva, sorride, si riassesta, ricomincia a creare, riguarda, divertita dalla follia dei voli pindarici.
Non sono le cose che vengono verso di noi, siamo noi che dobbiamo andare incontro ad esse: è così che nascono le storie più belle.
I protagonisti delle grandi storie avevano molte occasioni per tornare indietro e non l'hanno fatto, andavano avanti perchè erano aggrappati a qualcosa: per questo oggi le ricordiamo come grandi storie. 
E tutte quelle Storie erano baciate dalla Luna ed accompagnate da una grande colonna sonora…